Skip to main content

La storia del design ci ha regalato nel corso dei secoli oggetti d’uso comune che sono diventati vere e proprie icone dell’arte e della cultura di massa. 
I grandi designer che si sono succeduti nella storia moderna sono riusciti a sfruttare la grande disponibilità di colori, geometrie e materiali per concepire o rivoluzionare elementi appetibili per il grande pubblico, ma al contempo così unici e riconoscibili da essere diventati oggetti cult – grazie anche all’apparizione, frequente o meno, sul piccolo e sul grande schermo. 
In questo articolo andremo ad analizzare più da vicino dieci di questi oggetti, cercando di scoprire qualcosa in più sulla loro storia, per esempio dove e come sono nati e come sono diventati famosi. 

10 oggetti cult di design e la loro storia

La macchina da scrivere della Olivetti

Tutti abbiamo visto o utilizzato almeno una volta l’antenato della tastiera del computer, la macchina da scrivere
La scrittura “battuta” fu una vera e propria rivoluzione per le persone della seconda metà del 1800: visto che non esisteva nulla più di carta e penna per scrivere, questa invenzione dalle origini incerte colmò la necessità di produrre lunghi testi velocemente. 
La macchina da scrivere divenne però un’icona del design grazie alla famosa ditta italiana Olivetti, che fu tra le prime a produrla in serie guadagnandosi un posto indelebile nell’immaginario collettivo. 
Tutto iniziò con Camillo Olivetti (1868-1943), un uomo dalla forte personalità che discendeva da una ricca famiglia di origini ebraiche e valdesi. Nel 1895, all’età di 27 anni, dopo essersi laureato in ingegneria industriale diede il via alla costruzione del famoso edificio in mattoni rossi di Ivrea, coadiuvato da due soci d’affari e trenta artigiani locali ai quali insegna lui stesso il mestiere.
Il 29 ottobre 1908 l’impresa diventò Società Ing. C. Olivetti e C., la prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere.
Nel 1911, il primo modello di macchina da scrivere, la M1, venne esposto alla Fiera mondiale tenutasi a Torino, un fatto che portò alla produzione di massa e al successo. Camillo costruiva ogni pezzo della sua fabbrica, viti incluse, quasi esclusivamente con un processo di lavorazione a mano, anche se la M1 non fu pensata per essere un oggetto d’arte, con un aspetto scuro e cupo.
Bisognerà aspettare il 1950 per vedere quella che è diventata un’icona del design italiano, la Lettera 22, la macchina da scrivere che surclassò la MP1 e diventò un capolavoro di leggerezza, funzionalità e design. 
Questo modello ottenne un grande successo e diversi premi di design. Oggi alcuni modelli della Lettera 22 sono esposti in musei come il MoMa, a dimostrazione di come questa macchina da scrivere e gli uomini che l’hanno realizzata abbiano segnato la storia del design italiano e internazionale.

La sedia da caffè Thonet n°14

Il nome potrebbe dire poco, ma una volta vista è facile capire di cosa stiamo parlando: chi non si è mai seduto almeno una volta, al bar con gli amici, su una di queste iconiche sedie
Questo elemento d’arredo è forse la madre di tutte le sedie da caffè e nasce in Austria nella seconda metà del 1800 dalla mente di Michael Thonet, frutto di particolari tecniche di piegatura del legno tramite l’uso del vapore davvero rivoluzionarie per l’epoca. 

Sedia Thonet

Thonet sognava di progettare una sedia che potesse essere prodotta in serie e venduta a un prezzo accessibile. Ci riuscì dopo anni di esperimenti tecnici e la n° 14 fu lanciata nel 1859: si trattava del primo mobile ad essere sia bello che economico
Nel 1930 ne erano già state vendute cinquanta milioni e la n° 14 è in produzione continua da allora.

La poltrona a sfera

Questa poltrona poco convenzionale ebbe un gran successo nell’immaginario collettivo degli anni ‘60: questo pezzo di design infatti incarna molto bene, grazie alla sua semplice ma anticonformista forma sferica, la cultura futurista dell’epoca. 
La poltrona a sfera (ball chair) progettata dal designer di mobili finlandese Eero Aarnio nel 1963 e da allora è considerato un classico del design industriale. Le sue versioni più recenti hanno aumentato le dimensioni complessive e aggiunto funzionalità interessanti, inclusa l’integrazione di musica e lettore MP3.
Una rappresentazione simile dell’arredo futurista nella cultura pop la si trova nel famoso film fantascientifico di Steven Spielberg “Man in Black”, con Will Smith e Tommy Lee Jones: in questa pellicola si può apprezzare il tema del futurismo in tutti gli oggetti di scena d’arredamento utilizzati.

L’iPhone

Passando ad un tipo di oggettistica più moderna, una nota di merito va senza dubbio a tutti i prodotti della Apple
Dall’iconico computer Macintosh ai più moderni iPhone, il design di questi prodotti è diventato un simbolo di avanguardia nel settore della tecnologia e dell’elettronica. Partendo dai primi iPod del 2000, la rivoluzione dello stile ultra sottile e compatto ma al contempo capiente e performante è diventata lo standard di produzione per la maggior parte degli smartphone moderni. 
Difficile da immaginare ora, ma la prima iterazione dell’iPhone non aveva tutta una serie di funzionalità che diamo per scontate oggi, come il copia e incolla, il supporto 3G, o addirittura le app. 
Dal 2007 ad oggi, Apple ha adattato e modificato continuamente il design dell’iPhone, ma la sua prima versione resta una grande storia di successo. 
Prima dell’iPhone, i telefoni cellulari copiavano per lo più il BlackBerry. Dopo l’iPhone, tutti hanno copiato Apple: la maggior parte degli smartphone ora ha schermi grandi, design accattivante e fotocamere in continuo miglioramento.

 

La Polaroid 600

Tutti la conoscono, anche se pochi sono i fortunati possessori di questo cimelio storico. La Polaroid 600 è nata negli anni ‘80 e, oltre ad essere una vera e propria innovazione tecnologica grazie alle sue famose “istantanee”, è diventata (e lo è tuttora) il simbolo della fotografia per eccellenza, al punto che al giorno d’oggi,  anche se ormai obsoleta rispetto alle tecnologie moderne, è considerata un complemento d’arredo vintage
La prima fotocamera Polaroid fu messa in vendita presso Jordan Marsh, nel centro di Boston, poco prima del Natale del 1948. 

Polaroid 600

Quando il fondatore di Polaroid Edwin Land era in vacanza con la sua famiglia nel 1944, la figlia di tre anni gli chiese perché non potesse vedere la foto che le aveva appena scattato con la sua macchina fotografica. Nello stesso giorno, il prolifico inventore affermò di aver ideato il design della fotocamera, il film e la chimica che potevano soddisfare il desiderio di sua figlia. 
L’invenzione di Land è stata un’enorme pietra miliare nella storia della fotografia, poiché ha trasformato radicalmente il processo tradizionale di sviluppo fotografico, ed il design innovativo delle Polaroid è rimasto indelebilmente impresso nell’immaginario collettivo.

La lampada Anglepoise

Questo oggetto di design è passato per le case di tutto il mondo fin dalla sua nascita, negli anni ‘30. 
La lampada Anglepoise è un caposaldo sia per il design unico e caratteristico sia per la praticità d’utilizzo quotidiano, che l’ha resa uno dei simboli del ‘900 nel campo dell’interior design vintage
La lampada Anglepoise fu progettata per la prima volta nel 1932 da un designer di automobili di nome George Cardwardine. Consulente di design freelance specializzato in sistemi di sospensione per veicoli, Cardwardine non aveva la classica formazione di architetto che accomuna molti designer. 
Mentre stava progettando nuovi concetti per le sospensioni, Cardwardine si rese conto che la parte che aveva appena progettato per un veicolo sarebbe stata una lampada ideale per l’uso nelle fabbriche: quanto sarebbe stato utile avere una lampada regolabile mentre si lavora ad un veicolo? Una lampada che può essere semplicemente bloccata e utilizzata in varie posizioni, mantenendo la sua posizione una volta regolata? 
Il 4 luglio 1932 Cardwardine fece domanda per il brevetto del meccanismo e del nome. Il processo di produzione iniziò nel suo laboratorio, Cardine Accessories, e il prodotto riscosse immediatamente un enorme successo.

La Vespa 

Diventata celebre sul grande schermo come simbolo di spensieratezza e libertà, la Vespa della Piaggio è apparsa più e più volte sul grande schermo del secolo scorso, rimanendo scolpita nella mente delle persone grazie soprattutto al film del 1953 “Vacanze Romane” di William Wyler. 
Il suo design industriale unico al mondo l’ha resa uno dei più famosi simboli della cultura italiana
La Vespa è stata ispirata dalle piccole motociclette Cushman Airborne color oliva, lanciate con il paracadute durante la seconda guerra mondiale nel cuore industriale italiano di Milano e Torino per essere utilizzate dalle truppe nella lotta contro i tedeschi.
Durante la seconda guerra mondiale gli stabilimenti aeronautici della Piaggio divennero obiettivi militari strategici e subirono numerosi attacchi, fino al 31 agosto 1943 quando vennero rasi al suolo.
Con l’aiuto degli Alleati gli stabilimenti furono ricostruiti e, ricordando la piccola motocicletta realizzata per i paracadutisti, Enrico Piaggio affidò a Corradino D’Ascanio il compito di progettare una motocicletta adatta agli spostamenti nelle città italiane danneggiate dalle bombe.

Iconic Vespa

Il progettista aeronautico però non amava le motociclette, ritenendole troppo ingombranti, difficili da riparare e sporche. Usando la sua esperienza, aggirò questi problemi creando uno scooter che non solo avrebbe conquistato il cuore di tanti, ma che era una meraviglia di design e praticità. 
La leva del cambio fu spostata sul manubrio per un accesso più facile; per eliminare i problemi di cambio gomme delle motociclette usò un braccio di supporto, simile a quelli degli aerei, piuttosto che una forcella e, sfruttando le sue conoscenze aeronautiche, fece in modo che il corpo assorbisse lo stress allo stesso modo di un aereo. La posizione del sedile fu progettata per dare sia sicurezza che comfort, mentre i meccanismi erano nascosti dietro i pannelli per mantenere i vestiti del motociclista in ottime condizioni.
Pare che nel 1946, quando D’Ascanio mostrò il prototipo a Enrico Piaggio, fu proprio quest’ultimo a chiamarla “la Vespa” per via del ronzio e della vita stretta.

Il  Walkman

Un altro famoso simbolo della seconda metà del ‘900 è senza ombra di dubbio il Walkman di Sony
Primo lettore portatile di audio e musicassette in assoluto, questo oggetto ha rivoluzionato il mondo degli appassionati di musica, diventando di fatto l’antenato dei moderni lettori mp3. Sia il nome che il design sono un fortissimo richiamo alla cultura dei suoi tempi ed è per questo che si è trasformato in uno dei simboli principali della cultura pop, comparendo anch’esso più volte sul grande schermo. 
Il primo degli iconici lettori di cassette portatili di Sony fu messo in vendita il 1° luglio, nel 1979 per 150 dollari. Secondo la storia, il co-fondatore di Sony Masaru Ibuka chiese ai suoi collaboratori un modo per ascoltare l’opera che fosse più portatile dei lettori di cassette TC-D5 di Sony. Il designer di Sony Norio Ohga riuscì a costruire un prototipo del registratore a cassette Pressman di Sony in tempo per il volo successivo di Ibuka.
Dopo un primo mese di vendite deludente, il Walkman diventò uno dei prodotti di maggior successo di Sony di tutti i tempi, contribuendo a trasformare i formati audio nel corso degli anni in CD, Mini-Disc, MP3 e, infine, musica in streaming. Sono stati venduti oltre 400 milioni di lettori musicali portatili Walkman, 200 milioni dei quali lettori di audiocassette.

La poltrona Sacco

Tutti conosciamo il pouf: un grosso sacco imbottito con materiale morbido ed ergonomico dalla comodità proverbiale. 
Non tutti sanno che nacque col nome di “Sacco” dalla casa produttrice italiana Zanotta, ribaltando le regole convenzionali di sedie e poltrone dell’epoca grazie al suo design “rilassato”. Fu infatti uno degli oggetti che maggiormente rappresentava il desiderio di anticonformismo e ribellione tipico degli anni ‘60, diventando di diritto uno degli oggetti più iconici dell’epoca. 
Poltrona a sacco
L’idea dei suoi progettisti era quella di realizzare una seduta “universale” che si adattasse facilmente a qualsiasi corpo, in qualsiasi posizione. Sacco è senza dubbio uno degli oggetti più brillanti che hanno segnato la storia del design italiano.

L’orologio Solari Cifra 3

Dulcis in fundo, l’ultimo esempio di design iconico degli anni ‘60 è la sveglia Cifra 3, unica nel suo genere. Fu una rivoluzione nel mondo degli orologi grazie alla tecnologia a palette così diversa da quella classica a lancette. Venne poi ripresa come icona futurista nella cultura pop, per essere rimpiazzata in seguito dagli orologi digitali. Ma la vera rivoluzione fu nel suo design inimitabile che le valse un posto, ancora oggi saldamente occupato, al MoMa di New York. 
Si dice che Cifra 3 sia nato dalla visione “filantropica” del designer Gino Valle (Udine, 1923-2003).
Sebbene si considerasse prima di tutto un architetto, Valle era un prolifico designer industriale: collaborò con grandi aziende come Zanussi, creando lavatrici e frigoriferi che passarono alla storia grazie alla sua capacità di dotarli di un’identità distinta, rendendoli immediatamente riconoscibili. All’epoca fu una svolta nel mondo degli elettrodomestici di consumo.
L’orologio Cifra 3 divenne un bestseller subito dopo il suo lancio nel 1966. Misurando 18 per 9,5 centimetri, presentava due rotoli di sottili alette di plastica: uno con quarantotto elementi per le ore e uno con centoventi per i minuti. Il sistema a ribaltina rotante è il frutto della collaborazione tra Valle e un brillante inventore belga, John Myer.

Conclusione

Tutti gli oggetti esplorati in quest’articolo sono elementi unici che hanno fatto la storia, rivoluzionando intere epoche e migliorando la vita quotidiana delle persone. 
L’elemento che li accomuna è indubbiamente la voglia di osare dei designer, che hanno saputo mettere in discussione gli standard dell’epoca trovando soluzioni alternative e originali.
Molti sono gli antenati di alcuni degli oggetti che oggi usiamo comunemente e sono stati, sia dal punto di vista tecnologico ma soprattutto geometrico, il trampolino di lancio che ha permesso all’industria del design di evolversi fino allo stile contemporaneo